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DRAMMA TRAGICO
IN TRE ATTI 9 Poesia del Sig. Salvadore Camerario. Musica del M. Saverio Mercadante.
ELENA da FELTRE
ÌPramma %xa%uo
m TRE ATTI
DA RAPPRESENTARSI
NEL
STI WD di ^Awéwa
IA FIERA DAL SANTO l83g
PADOVA
TIPOGRAFIA PENADA
i839.
PERSONAGGI
ATTORI
BOEMONDO, Luogotenente
di Eccelino III IMBEPiGA, sua figlia SIGIFREDO, padre di ELENA, vedova GUIDO, UBALDO,
GUALTIEPiO,
Sig. Cortesi Sig. Zambelli. Sig. Orlandi. Sig. Kemble. S ig. Cartagenova . Sig. V erger. Cantante di Camera di S. M. Maria Luigia, Duchessa di Parma.
Sig. Partirti.
Dame e Cavalieri della Corte di Boemondo Familiari ed amici di Ubaldo. Scudieri e guardie di Boemondo.
L' avvenimento ha luogo nella citta di Feltre. L' epoca rimonta al i'iSo.
Poesia del Sig, Sàlvàdore Cammarano. Musica del Sig. Maestro Saverio Mercadànte. Si ommettono i versi virgolati.
Le Scene del tutto nuove disegnate e dipinte dal Sig. Pie- tro Fornari di Venezia.
Machinista ed Illuminatore Sig. Lorenzo Palazzina di V erte zia.
Il Vestiario del tutto nuovo di proprietà del Sig. Pietro Ilo- vaglia, e comp. Fornitori dei R.R. Teatri di Milano e di Vienna:
Attrezzista Sig. Barbesi di V erona»
ORCHESTRA.
Maestro alle ripetizioni ed Arpa Sig. MELCHIORE BALBI
Primo Violino e Direttore d' Orchestra Sig. Nicolò Maccari Spada»
Primi Violoncelli Sigg, Bernardo Zaccagna y e Giacomo Barin.
Primo Violino de' Secondi Sig Antonio Brozolo. Primo Contrabasso pei Balli Sig. Ernesto Schivi. Prima Viola Sig. Antonio Lucconi. Primo Contrabasso al Cembalo Sigi Angelo Maccali. Primo Oboe e Corno Inglese Sig. Luigi Fighi Primo Flauto ed Ottavino Sig. Busatti Marco. Primo Clarino Sig. Giuseppe Valier. Primo Fagotto Sig. N. N.
Primo Violino dei Balli Sig. Girolamo Capitatilo.
Primo Corno Sig. Lodovico Pellizzari. *
Prima Tromba Sig Pietro Vigani.
Primo Trombone Sig. Eugenio Pizzoloti.
Timpanista Sig. Michiele Ederle.
BANDA MILITARE
/Maestro Istruttore dei Cori. Sig. GIOACHINO G1UZIANI. Ramentatore- GIOVANNI DA. PACE.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA.
Gabinetto negli appartamenti di Ubaldo.
Ubaldo siede presso una tavola^ immerso in cupa tri- stezza: lo accerchiano i suoi nobili amici ed i fa- miliari della potente sua casa.
Coro
i scuoti Ubaldo svelane
I crudi affanni tuoi : Dolce ti fia dividere L'ascoso duol con noi^ Dolce versar le lagrime In sen dell'amistà. Muto egli resta^ immobile !.. ( piano fra loro Ogni conforto è vano; Ahi! F infelice è vittima Del suo cordoglio arcano ! Ahi! volge a sera il misero Nell'alba dell'età!
SCENA II.
Guido^ e detti.
Qui. Diletto amico!...
Uba. (scosso dalla voce di Guidov sorge e lo abbraccia.)
Qaal cagion ti guida Ne' lari miei ? GuL Svelarla
A te soltanto io deggio. (ad un cenno di Ubaldo
il Coro si allontana. Del tuo valor.) de' prodi tuoi me duopo L'alto soccorso. Uba. Parla. GuL É a te palese
Che il fero Boemondo a me destina Dell'orgogliosa figlia Il talamo superbo... io la detesto... Altra donna m'accese. Uba. E le promesse.) o Guido., e la speranza Che V antica possanza R isorga in te degli avi ? GuL Cede tutto ad amor. Uba. Tu dunque ?
GuL Io volo
Del Signor di Cornino entro il castello Un asilo a cercar... diman qui ricdo ... Accanto alla magion di lei che m'arde Un tempio sorge.) col favor notturno Ivi la trago., e sciolto Il voto nuziale fuggo repente Questa città dolente. Pur sai che intorno delatori ascosi Erran tuttora : ove i disegni miei Discopra alcuno^ assecurar mi dei Tu con l'armi uno scampo. Me 1 prometti ? % Uba. Lo giuro. — E qual sj noia,}
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Colei che tua sarà dinnanzi al cielo? Gui. Elena degli liberti.
Uba. (come colpito da un fulmine.) Eìena !.. (Io gelo:..) Gui. Che fu?., t'assale un tremito!
Hai di pallore estremo
Tinte le gote !.. Uba. lo ?.. Palpito
Per te... per te sol tremo...
Deh! qual maligno genio.)
Amico^ a te consiglia ?
D'uom che fuggi al patibolo
Amar puoi tu la figlia?
Puoi d' Eccelin la collera 0 Sul capo tuo chiamar? Ahi no : ti cangia ... Gui. Ed Elena
Potrei dimenticar ? Tu non sai qual dolce incanto^
Qua! poter m'avvince a leit)
E il destin de giorni miei.,
È la vita^ è il ciel per me. Io F adoro., e questo pianto
Sol il Ciel per lei mi die. Uba. ( Tanto avversa,, orribil tanto
La mia sorte io non credei..,
Lei perduta.) insiem con lei
Ogni speme il cor perde ... Che fu sacra a lei soltanto
La mia vita e la mia fè.) Gnu Per temer del tuo coraggio
Troppe^ amico.) io ti conosco-
Quando in mar disceso il rag;-
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Fia del giorno, e l'aer fosco,. Te domani, al fianco mio Presso il tempio rivedrò ?.. Uba. Sì ... ( nella massima confusione. ) GuL Un amplesso . — Un bacio , — Addio. Uba. ( Che promisi!... che farò?... ) GuL Li te riposo, in te m'affido :
Sia l'amistade scudo all'amore. Di gioja immensa ho pieno il core ... Ah! la dividi tu pur con me. Uba. Sì, la tua gioja con te divido ...
Fia l'amistade scudo all'amore ... ( Piìi lacerato di questo core No, sulla terra un cor non v' e? (Guido parte. Ubaldo cade sur una seggiola. Uba. ( dopo qualche momento di silenzio. ) "La madre estinta, il genitor fuggiasco "Di tue repulse, ingrata,
^Pretesti furo ! amavi... (sorgendo agitatìssimo.
"Ma non Ubaldo ! — renderò felice
"Te col rivale, io stesso ?
"No. — Pur... — Che mai decido ?
"Il tutto sappia Boemondo... — Ah ! Guido
"Io perdo, e non ottengo
"La fatai donna! ( Rimane taciturno colle brac- cia conserte^ lo sguardo affisso nel suolo ; quindi si riscuote , come colui che ha già preso una determinazione.
"Si : rapirla ... E fia
"Che l'amistà, che la giurata fede
"Sì vilmente io calpesti?...
"Cede tutto ad amor. Tu lo dicesti ( entra ne'
suoi appartamenti.
SCENA III.
Sala nel palagio di Sigifredo. — Porte laterali verone in prospetto che risponde sul giardino.
Elena.
Del tremendo Eccelin, di Boemondo Qui suo ministro, ne di lui men crudo, All' ire il padre s'involò!... Belluno Ricovero e difesa entro sue mura Al fuggente assecur^ . — Lieta son io, più lieta Il sol cadente mi vedrà domani! Voti che amor formò, che benedisse Il consenso paterno, Benedirà domani anche l'Eterno • Ah • del tenero amor mio
Al trasporto appena io reggo ...
GÌ' inni ascolto, Fara io veggo
Ove sposa diverrò. Sarò tua dinnanzi a Dio,
Tua per sempre, o mio diletto...
Si comprende in questo detto
Quanta gioia il ciel creò!
. SCENA IV.
Gualtiero^ c detta.
Gita. Elena ?..
( avanzandosi dal verone.
Eie. Ebben, Gualtiero ?...
Sembri agitato /.. Gua. E' vero •..
Tutta l'alma ho commossa ... Un peregrino,
Dalla romita via che al parco adduce
Inoltrava guardingo: a lui d'incontro
Io mossi... Ah! chi poteva
Immaginar soltanto !..
Egli mi segue... vedi ...
SGENA V.
Sigi/redo^ e detti.
( Egli appena arrivato protende le braccia ad Elena^ e getta il cappello che ja parte del suo arnese da pellegrino^ e di cui Vaia ro- vesciata gli ombreggiava il volto. Gualtiero si ritira da una porta laterale.
Sìg. Figlia...
Eie. Tu, padre !..
Sig. O figlia mia ...
Eie. Qui riedi,
Qui, dove a prezzo il capo tuo fu posto ! Sig. Vano il fuggir tornò : cadde Belluno,
Cadde in potere anch'essa
Del barbaro Eccelino,
All'odio ghibellino
Co5 mei seguaci un'ospital capanna
Più dì mi ascose, ma drappel di sgherri
Il
Ne rintracciò ... Eie. Che ascolto !...
Sig. In questo arnese, dalla notte avvolto,
A me soltanto il fato
Scampar concesse... Al fianco tuo ritorno,
Che almen perir vogl' io
Fra le tue braccia, o figlia ... Eie. Un calpestio
L'udito mi ferì !... TP ascondi ... ( Sigi/redo en- tra dal lato opposto a quello onde si ritirò Gualtiero.
SCENA VI.
Gualtiero^ quindi Ubaldo^ e detta.
Gua. Comparendo sulle soglie ) Ubaldo
S'appressa. ( rientra
Eie. Egli ... Che fia ?... — Tu giungi ad ora
Ben tarda! ( ad Ubaldo.
Uba. In tempo a possederti ancora
Io giungo. Vieni.
Eie. Ah ! dove ?
Uba. Ne lari miei.
Eie. Che parli !...
Uba. Donde non uscirai che mia consorte.
Eie. Che ! oseresti ?
Uba. Opporti a5 miei desiri,
Più, crudele, or non puoi... Eie. CielL Tu deliri!
Uba. Tremendo è il mio delirio !
Ebbro d' amor son io !..
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Forza è seguirmi ... Eie. Scostati ...
Cessa ... Uba. Che indugi ?
Eie. Oh Dio !..
Parla sommesso... ( guardando atterrita dalla parte ove si nascose il padre. Uba. Ascolta :
Schiera è de' miei raccolta Quinci dappresso... Eie- ( Io palpito !... )
Uba. Se parlo un solo accento,
Accorrerà sollecita ... Eie. ( M'opprime lo spavento !...) Uba. Che giova ornai resistere ?
Chi può sottrarti a me ? (accostandosi ad Elenav come per trascinarla seco.
SCENA VII. Sigi/redo^ e detti.
Sig. Io... ( egli ha deposte le spoglie di pellegrino e stringe nella destra il brando sguainato. Uba. Sigifredo !.. — Un demone
Qui lo conduce !.. Eie. Ahimè !..
Sig. Un nume, un nume vindice
Qui, traditor, mi guida ;
L'onore in suon terribile
Sangue domanda, e grida ...
E nel tuo sangue, o perfido,
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L'oltraggio io laverò. Uba. Tutto m5 investe un fremito^
Corre allacciar la mano ;
Dell' ira temerario..
Dovrei punirti insano ...
Ma togliere al carnefice
I dritti suoi non vò. Eie. Ah! può scoprirti e perdere
Un grido solo., un detto !..
Rammenta qual patibolo
Hanno i crudeli eretto !..
Pensa che sopravvivere
La figlia a te non può. Sig. Snuda il ferro., ed esci meco., ( avviandosi
dalla parte del giardino.
O dirò., che un vii tu sei. Uba. Vile!
Eie. Ubaldo ... ( supplichevole-
Uba. Io vile !.. Ah cieco
Son di sdegno!.. Andiamo...
Eie. No... dei
Prima uccidermi spietato ... (cadendo a piò di Ubaldo e stringendogli le ginocchia.
Sig. Vieni ...
Uba* Resta ... ( sciogliendosi da Eie.
SCENA Vili.
I seguaci di Ubaldo, poi Gualtiero, quindi un drappello di Armigeri e detti.
Seguaci In tuo soccorso
( accorrendo.
«4
Qui costui !•. Gua. Nemico fato !.. (nel massimo spavento,
Stuol di sgherri ai gridi accorso,
Già si avanza... Eie. Cielo • ajuto...
Gua. Eie. F 'uggì. ..(spingendo Sigi/redo verso i giardini, Sig. E5 tardi.
Il capo degli Armigeri. Che mai vedo !.. Uba. ( Ah, che feci !.. )
Sig. ( Son perduto.) ( getta la spada.
Armigeri II ribelle Sigifredo !
-77 capo degli Armigeri. Si circondi .
Eie. Ah !.. (avviticchiandosi al padre.
Armigeri T'allontana,
Eie. Non fia ver ...
Gua. Di lei pietà ...
Armigeri Stolta, ed osi !..
Eie. Forza umana
Separarci non potrà. Tigri... furie dell'averno, Quelle spade in me vibrate, Ma strapparmi al sen paterno, Fin ch'io vivo, non sperate. — Dislidiam la cruda sorte Ne colpisca insiem la morte, Ed insieme, o padre amato, Ne raccolga Iddio nel ciel.
Sig. Figlia, addio ... per sempre addio ... Al supplizio già m'appresto ; Ma Ponor del sangue mio Sulla terra illeso io resto. E' confin di mie sciagure,
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E' tripnfo a me la scure... Tu conforta il cor piagato^ Miglidp padre avrai nel ciel. Uba. ( Mi seguito al giunger mio
Lutto e morte in queste mura... Quale un empio in ira a Dio Porto m^co la sciagura / Ho nel <(or l'atroce morso D5 un temibile rimorso... Ah ! l amico è vendicato.. Maledetto fui dal ciel. ) Gua. Trista notte !.. Sventurato !..
Ho di morte in petto il gel ! Armìgeri T'apparecchia^ scellerato^
Al supplizio più crudel. {Elena è divelta dal fiancò del padve^ e mentre lo vede allon- tanarsi ferocemente trascinato^ cade priva di sensi nelle braccia di Gualtiero. Ubaldo si allontana desolato^ la sua gente lo segue.
FINE DELL'ATTO PiUMC
1
DI SALERNO
AZIONE MIMICA IN CINQUE ATTI
COMPOSTA E DIRETTA
DA LUIGI ASTOLFS
CD*
NEL NUOVO TEATRO DI PADOVA La Fiera del Santo
AVVERTIMENTO
Doemondo, Principe di Salerno, militando nelle Crociate 9 cade semivivo sui campi delia Pale- stina, e fu abbandonato da suoi per morto. Ne • fu recata la novella alla sua famiglia; e a tale an- nunzio Gastone, cugino di Boemo rido , raccolti i suoi partigiani, s* impadronì di Salerno, ed attesa la vec- chia età di Guiscardo , padre di Boemondo ? sotto pretesto di voler conservare ed di lui piccolo figlio Tancredi il principato, pensò di sposare la vedova Elvira per aver agio di farlo più facilmente perire.
Intanto Boemondo , che semivivo era caduto in potere di un Saraceno , dopo molte vicende e sof- ferti travagli imbarcossi per ritornare alla patria: ma naufragò a vista di essa, e misero e sfigurato potè a stento salvarsi. Giunse in Salerno lo stesso giorno in cui Elvira cedeva alle violenze di Ga- stone che la voleva in isposa, credendo di poter in tal modo assicurare i giorni del figlio.
Su queste tracce aggirasi V azione che il Compo- sitore offre al colto Pubblico ed inclita Guarnigione, nella lusinga che gli verranno condonate le mende \ e che sarà per essere accollo il suo lavoro con quella bontà, della quale venne onoralo in altre circostanze.
PERSONAGGI.
ATTORI.
GUISCARDO, padre di BOEMONDO, Principe
Sig. Tignola.
di Salerno. ELVIRA, sua sposa TANCREDI, loro figlio GASTONE, cugino di
Sig. Sigarelli. Sig. Rossetti. Sig. IV. N.
Boemondo
Sig. Borsi.
Ugo, antico e fedele Ca- pitano di Boemondo
Sig. SipellL
IL GOVERNATORE delle Miniere
Sig. Mali.
Damigelle di Elvira Partigiani di Gastone — Soldati di Gastone Popolo di Salerno. Individui d'ambo i sessi condannati da Gastone ai lavori delle Miniere.
L'azione è in Salerno e nelle vicinanze. L'epoca del XI L Secolo*
ATTO PRIMO
Giardini Reali.
Elvira, circondata da varie damigelle che procu- rano divagarla.) intrecciando alcune danze.) non può reprimere il suo dolore^ vedendosi costretta ad accettare l'abbòrrita mano di Gastone per la sal- vezza del proprio figlio. Guiscardo procura di na- scondere ad Elvira il suo pianto* Gastone ordina una danza generale^ finita la quale invita Elvira col suo seguito a recarsi al tempio^ onde celebrarvi le nozze. Elvira procura stoglierlo da tale idea. Se uè sdegna Gastone^ e le intima di scegliere fra la morte del figlio e la sua mano. Vane sono le pre- ghiere. Egli ordina ad Ugo^ il quale in disparte freme.) che tutto sia disposto per V imeneo. Elvira giura eh' egli avrà la sua mano^ senza ottenerne il cuore., ma Gastone a quella aspira e a null'altro. — Guiscardo ed Ugo rimproverano inosservati El- vira di aver ceduto-, ma il di lei sagrifizio e dovuto alla salvezza del figlio. Gastone invita tutta la sua Corte a seguirlo nel tempio., e., prendendo per ma- no la desolata Elvira., vi si avvia. Tutti lo seguono^ ad eccezione del vecchio Guiscardo., il quale non vuol essere testimonio di si abborrite nozze.
ATTO SECONDO
Piazza e magnifico tempio in prospello.
Si presenta Boemondo in abito da schiavo, il quale.) teste giunto, viene a porgere grazie al Cie- lo per aver riveduta la patria terra, nel fermo pro- posto di voler, prima di farsi conoscere, esperimen- tare il cuore e la fede della sua sposa, non che l'a- mor de' suoi sudditi.
Odonsi festivi suoni. Boemondo si avvicina ad uno degli ufficiali, e gli domanda la cagione di quella festa : quello risponde essere disposta per le imminenti nozze della principessa Elvira con Ga- stone. A tale annunzio rimane colpito, e si pone in disparte, risoluto d'impedirle ad ogni costo. Pieno di orgoglio giunge Gastone, guidando perdano I' afflitta Elvira. Dopo una preghiera innalzata al Cielo, perchè felici sieno le nozze, gli sposi si av- viano all' altare. Boemondo, a tale vista pieno di sdegno corre sui gradini di quello, e vieta che più oltre progrediscala cerimonia. La vista di uno stra- niero, in quel misero stato, eccita in tutti lo stu- pore, e piii in Gastone, che già in suo cuore mal presagisce dall'accaduto. Elvira pure rimane sor- presa. Tutti dimandano allo schiavo chi egli sia. Esso vorrebbe palesarsi, ma il timore di perdersi, ed il fermo proponimento di voler provare la fede della moglie, ne lo trattengono, e risponde essere un amico del legittimo re Boemondo, il quale es-
sendo ancora vivente, non avvrebbe tardato a ve- nire a reclamare e sposa e regno. La sorpresa e uni- versale: Gastone nel massimo furore minaccia lo straniero, e vuole a forza strascinare Elvira a por- gergli la mano, il che gii viene di nuovo impedi- to. L'ira di Gastone è al suo colmo, egli minaccia lo sconosciuto di morte se ancora ardisce nominare Boemondo, e io condanna intanto ai lavori pubblici delle miniere, e ritirasi facendo seco condurre la desolata Elvira. Ugo ordina ai suoi che quel misero sia condotto al suo destino. Lo straniero gettasi ai piedi di Ugo, e lo prega d'allontanare la forza , avendo un gran segreto a comunicargli. Perplesso resta Ugo ; e lo straniero per vie più rassicurarlo mostrasi inerme, e di tradimento incapace. Ugo si convince, lo compiace, ed egli togliendosi il tur- bante, lo prega a ben esaminarlo: alza pure la ma- nica del braccio destro, e gli mostra una cicatrice, che già da bambino avea. A tali prove più non du- bita Ugo essere quegli il suo Signore, e pieno di gioja prostrasi a suoi piedi, chiedendogli perdono. Non la tua scusa, risponde Boemondo, alzando Ugo, ma bensì la tua assistenza voglio , onde io sia vendicato, e riconosciuto. Ugo gli giura di tutto fare per esso, purché da lui si lasci guidare. Indi ambidue s'avviano ^frettolosi al palazzo, onde se- condare il desiderio di Boemondo, che prima di passare alle miniere, vuol vedere la sposa ed il fi- glio, per farsi da essi riconoscere, e convincersi dell' amore e della fede di Elvira,,
ATTO TERZO
Appartamento magnìfico. In un quadro v edesi il ri- tratto di Boemondo nel momento che si congeda dalla sua famiglia, partendo coi Crociati.
Elvira è compresa dal massimo dolore: la sua mente vacilla, e sembrale vedere lo sposo, che nel trovarla in abito nuziale la minacci, la strascini, l'atterri; le forze la abbandonano e cade su di una sedia quasi priva di sensi* Ugo si presenta ed an- nunzia ad Elvira che lo straniero desidera di pale- sarle cosa della massima importanza. Elvira ansiosa di aver nuova dello sposo, ordina che sia introdot- to. Boemondo entra e si prostra ai piedi della Prin- cipessa,, e fermo sempre nell' idea di voler esperi- mentare il di lei cuore, le dice essere un intimo amico del di lei sposo, al fianco del quale pugnò sempre come Crociato. Le dipinge l'accanita zuffa che eb- be coi Saraceni.) e come ad ogni colpo da esso vi- brato nominasse la sua adorata Elvira, col quaì no- me sul labbro finalmente spirò., lasciando lui nel massimo dolore e schiavo per alcuni anni.
Elvira si abbandona all' eccesso del dolore, e giura di dar la mano al Tiranno a solo oggetto di salvare il figlio, la cui vita sarebbe perduta se ella vi si rifiutasse. Convinto Boemondo dell'amore di Elvira, non può più a lungo resistere, e per dispor- la alla gioja, le dice che lo sposo non solo non morì, ma che trovasi a lei vicino. Essa no' 1 crede. Boe- mondo levatosi i l turbante, e mostratogli il di lei
2 J
ritratto*, è già a'suoi piedi: Elvira non si stanca di ben osservarlo, e finalmente cade svenuta fra le sue braccia. Ugo giunge in questo delizioso istante, e per rendere compita la loro gioja, corre a prendere il giovinetto Tancredi, e ad essi lo conduce. In questo momento Ugo vede Gastone che viene alla loro volta, per cui sono costretti a separarsi. — Boemondo si trae in disparte con X^go. Gastone viene ad annunziare ad Elvira che nella giornata intende che gli dia la mano di sposa. A tale nuova ella non manca di aggiungere nuovi pretesti. Stan- co il Tiranno della di lei trascuratezza e mendicate scuse, in vendetta le toglie il figlio onde farlo get- tare dalla più alta torre del suo castello. Elvira di- sperata prega, piange, ma tutto torna inutile; tanto s'accende d' ira Gastone, che sotto gli occhi della madre alza uno stile sul petto del figlio per truci- darlo. Boemondo, che fu sempre in disparte, rende vano questo infame attentato. Ugo tosto lo fa riti- rare ; sopraffatto Gastone, non può distinguere da chi sia partito il colpo ; presentandosi Ugo a Ga- stone, si offre di uccidere il figlio. Gastone di tutto sospettoso ricusa e fugge col figlio; Elvira dispera- tamente lo segue. Boemondo vorrebbe tener die- tro la sposa, ma Ugo li trattiene onde condurlo al- le miniere, e colà dar principio al suo progetto.
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ATTO QUARTO
^^Mfitu 'mùhìhh oj&ònp'ru tryirnry ojjrj jsfx>é$*i Interno delle, miniere del ferro ; da un lato l abitazio- ne del custode, dall' ) altro quella de travagliatori : Gran fucina ove si riduce in verghe il ferirò che si estrae dalle miniere ; nel mezzo^ sopra un piede- stallo è incalzata la Statua di Gastone.
Travagli dei Minatori e delle loro femmine . — Reciproca e generale allegrezza per l'assenza del severo custode, di cai mostrano timore. Il suo ar- rivo interrompe il giubilo de5 travagliatori : esso li minaccia, e impone loro di proseguire i lavori. Scendono alcune guardie del Tiranno che seco conducono Boemondo., guidato da Ugo, che con- segna il prigioniere al custode: indi quelle partono I Minatori compiangono la sorte del nuovo loro compagno : il custode Io fa disporre al lavoro., poi si allontana. — Boemondo si adatta co^li altri al faticoso travaglio. Ugo introduce il vecchio Gui- scardo^ colà condotto per comunicargli affari di alta importanza. — I Minatori riconoscono in lui l'antico lor Signore. Ugo corre verso Boemondo presentandogli il vecchio padre. — Guiscardo in- debolito dagli anni oppresso dalle sciagure, non riconosce ad un tratto il proprio figlio, ma col ve- dere nel destro braccio di Boemondo l'antica cica- trice ^ lo riconosce, e lo abbraccia con trasporto. Sorpresa dei Minatori, ravvisando nel loro nuovo compagno il loro Signore; giurano ad esso obbe- dienza e fede. Boemondo fa ad essi la narrativa
delle sue passale vicende , le quali non hanno ter- mine, avendo trovato il sno trono occupato dal di lui infame cugino. — I Minatori pieni di sdegno giurano vendetta, e 1 incominciano coli5 atterrare
o J
la statua di Gastone: indi propongono di restituire Boemondo nel suo dominio : esso pone loro sol- t'occhio la difficoltà delP impresa. Ugo accenna la mancanza dell'oro essere il solo ostacolo a5 loro di- segni. Generoso trasporto de Minatorie delle loro femmine in offrirgli quanto si trovano avere* Rac- coglie Boemondo le loro offerte, e li accerta che non mancherà di riescire in quanto ei medita pur- ché vogliano seguirlo: tutti innalzano voti al Cielo per il buon successo dell'impresa, e risolvono di secondarlo. Arriva il custode : è assalito da' Mina- tori che vogliono fargli riconoscere in Boemondo il suo padrone^ e abbandonare Gastone: ostinazione del custode che viene disarmato e condotto altrove in luogo di sicurezza. — Tutti corrono nelle camene del Governatore, onde fornirsi d'armi , e partono uniti, avendo alla testa il loro Signore Boemondo.
ATTO QUINTO
Interno del Castello di Gastone.
Per incutere maggiore timore e spavento ad El- vira ha ordinato Gastone che il di lei figlio sia precipitato da una torre: alla vista del fanciullo che piange., egli resta perplesso ; ma la crudeltà vince. Gastone ordina \ esecuzione della sentenza. Sopravviene disperata e furibonda la madre iacen-
dosi strada fra le guardie., che tentano.) ma invano, di spaventarla colle loro armi. Toglie loro il figlio., e gli fa scudo del proprio petto. Furioso Gastone strappa Tancredi dalle braccia di Elvira^ che sor- presa, avvilita^ prega per la vita del figlio.) e sente che non può ottenerla se non porge nell'istante la sua mano a Gastone. Disperazione di Elvira. — Un suono di tromba annunzia l'arrivo di un Araldo spe- dito a Gastone dal Duca Ruggero di Napoli. Inti- morito Gastone.) fa forza a se stesso., ed ordina che venga introdotto . L} Araldo spiega un stendardo coli' iscrizione:
RUGGERO DUCA DI NAPOLI INVIA LE CENERI DELl'iNVITTO BOEMONDO.
Gastone a tal vista piìi non trattiene il suo giu- bilo: dice all'Araldo che con venerazione acco- glierà il dono del Duca; indi invita Elvira a leg- gere la conferma della morte del di lei sposo., la quale., disprezzandolo.) gli risponde che per voler del Cielo ei potrebbe esser vivo.> e a lui presente . onde punirlo della sua malvagità. — L' Araldo fa avanzare il militare convoglio. Una flebile marcia scuote gli astanti. Entra una schiera di persone ricoperte da lunghi mauti^ a seconda dell'antico militare costume., accompagnando un alto e pom- poso feretro., ornato di trofei., e di belliche insegne; alcuni di essi portano l'urna che finge contenere le ceneri di Boemondo. L'Araldo presenta l'urna a Gastone. Elvira finge di volerla bagnare col suo piantonila il Tiranno la minaccia di voler disperde-
^9
re quelle ceneri al vento.) se ella a lui tuttora reni- tente si mostra. Nel punto che Gastone vuol ese- guire la sua minacciarsi scopre l'Araldo; èBoemon- do armato.) che ordina al Cugino di rispettare la sua sposa. Elvira giubila per il contento. — Fierezza di Gastone verso di Boemondo. Ad onta di sua sor- presa, ordina che venga attaccato e fatto prigione. I Minatori, che sotto mentite spoglie accompagna- vano il feretro,, gettano a terra i lunghi manti, e compariscono armati in difesa del loro Signore. Av- vilimento e fuga di Gastone, che impossessandosi del piccolo Tancredi , dirige i suoi passi verso la torre. Ugo il segue : Elvira è disperata; non che il misero vecchio padre. Boemondo slanciasi ove il Tiranno si diresse onde salvare il figlio, cui segue anche Elvira disperata. La famiglia di Boemondo implora il favore del Cielo . Le donne dei Minatori si mostrano armate anch'esse in di lui soccorso. — Gastone mostrasi sopra l'altissima torre con un pu^ gnale sospeso sopra il petto del piccolo Tancredi, chiede la propria e la salvezza de' suoi fidi, senza cui il fanciullo rimarrà vittima del suo sdegno. Grande è lo spavento e l'orrore, ma cangiasi tosto in gioja generale , nel vedere il fedele Ugo, che inosservato, immerge un acuto pugnale nel petto del Tiranno: toglie nello stesso punto l'innocente fanciullo, e lo reca come un lampo fra le braccia del di lui genitore. Boemondo, corre col figlio fra le braccia e lo ripone fra quelle della sposa; Elvira ed il vecchio padre ebbri di gioja, fra le lor brac- cia lo stringono.
Il perdono accordato da Boemondo ai seguaci
del Tiranno., la sua gratitudine verso di Ugo., e de' suoi Minatori, che Y hanno secondato in tale stratagemma, l'omaggio di questi, e l'esultanza uni- versale, danno termine alla mimica azione.
FINE.
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA Sala nel Palagio Municipale Boemondo ed Ubaldo, seduti
Uba. .Dunque ?..
Boe. Tutto è già fermo,*
Il silenzio profondo della notte
Di Sigifredo avvolse
La prigionia: qual d'un estinto in petto.
Nel cor de' miei tace l'arcano ... Uba. E tace
Nel cor de'miei puranco. Bo e. Entro la rete
Guido cadrà ... — Giunge colei. (sorg
SCENA II.
t
Elena 5 e detti.
Eie. Me vedi..
Nella polve ... a' tuoi piedi... — Svena.> svena la figlia, o Boemondo. E viva il padre. Boe. Al mio voler t'arrendi,, Ed ei vivrà.
Eie. Fia vero !.. Imponi.
Boe. Ubaldo., ÌJ irrevocabil mio comando a lei Parla. (Egli si muove per uscire. Elena fa qual- che passo alla sua volta> in atto suppli- chevole e come per parlargli. Obbedir t' è forza ...
Ciecamente obbedir. (parte Eie. Pronunzia dunque
La mia sentenza. Uba. M'odi,
Onde salvar del padre tuo la vita,
E mestier che ad Imberga
Offra Guido la man. Eie. Prosegui. Uba. Ed egli
Mai noi farà, se pria
Fra voi non sorge una barriera eterna Eie. Quindi? Uba. Seguir tu dei
Altr' uom all' ara ... Eie. Altruomo! E quel tu sei?
Uba. È ver, son io, che avvampo, ardo, mi struggo
D'amor per te ... Eie* D' amor Quel reo tuo core
Non conosce, non sa che cosa è amore. Uba. lì mio sangue, i giorni miei Per l'amico io speso avrei... Ma saperlo a te consorte ! Ma vederlo a te dappresso !..• Quest'idea pcggior di morte Mi sospinse a nero eccesso!
La mia fede ho violata ^
L'amistade ho calpestata ...
Ah ! misura^ o sconoscente.,
L'amor m\ov dai mio fallir! Eie. Sorridendo il ciel m' offria
Quanti Leni un cor desia!,..
Tutto perdo... me infelice!
Tutto sparve ad un istante !...
Dunque infida e traditrice
Me saper dovrà l5 amante ?...
Io sarò da lui spregiata.^ Maledetta,, abbominata !.. No,, tantJ oltre non consente Ad un'alma Iddio soffrir. Uba. Dunque non vuoi? Eie. Discendere
Vò pria nel freddo avello. Uba. Altri però precederti
Deve., ostinata., in quello. Già nel segreto carcere S'innalza un palco... trema ! Quando dal maggior tempio Udrai squillar Y estrema Ora del giorno^ i complici Pdorran di Sigifredo ! O cedi ^ o sul patibolo Anch' ei 4..
Eie. (Inorridita.) Non dirlo .... — lo cedo... Sarò tua sposa.
Uba. (Oh giubilo!...)
Fra poco.) ed al cospetto Di Boemondo apprestati
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A confermare il detto
Con giuramento. Eie. Basti ...
Promisi... giurerò. Uba. Il genitor salvasti ... Eia. Guido !... Perduto io P ho!... Uba. Arderà più vivo ognora
Del mio cor l'immenso affetto...
Come un angelo s'adora..
Adorarti ognor prometto^
Anche un barbaro destino
Lieto fia con te diviso...
Mi parrà di gioia un riso
Fin la morte in braccio a te. Eie* O perduta mia speranza..
Fu dover l'abbandonarti.
Non tacciarmi d'incostanza...
Era figlia pria d'amarti.-—
É compito il mio destiuo...
Già la morte in sen mi piomba...
Non il talamo.) la tomba (Volgendosi ad Ubaldo v con disperazione.
Apprestar tu devi a me. (partono.
SCENA III.
Appartamenti di Boemondo.
S* apre nel fondo un uscio segreto^ dal quale s inoltra Guido, preceduto da molti uomini Starmi^ che si allontanano per altra via.
Che fia! Nella cittade
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Ritorno appena, e come atteso al varco, Questi di Boemondo Guerrieri.) o sgherri,, a lui che favellarmi Chiede bramoso, per quell'uscio arcano, M' han tratto ! 11 cor m' intesi Palpitar qui giungendo... Qual uom che pose entro temuto, orrendo Carcere il pie ! — Terribile sospetto! Penetrato e di avrebbe?.. Un crudo inganno Forse mi conduceva in queste porte!.. Forse m'attende qui vendetta e morte ! — Entro al mio sangue immergere
Non ardirà la mano:
Pur che non può quell'empio,
Quel mostro disumano,
Di tradimenti fabbro,
Capace dJ ogni error ? Ma sia che vuol: del barbaro
L'ira tremenda io sfido. —
Sospiro di quest' anima,
Spento cadrò, ma fido,
Col nome tuo sul labbro,
Col nome tuo nel cor! vien Boemondo
SCENA IV. Boemondo , e detto.
Boe. Incauto!
M e noto il tuo disegno: Pur desta in me P ingiuria Più sprezzo assai, che sdegno;
Ne movo a le rimprovero D' un fallo già punito. GuL Che w.
Boe. Sconsigliato giovine !..•
GuL Ebben ?
Boe. Tu sei tradito,
GuL Da te.
Boe. No : dalla perfida
Che mancator ti rese. GuL Cessa ...
Boe. Quel cor volubile ...
GuL Taci ...
Boe. D'altr uom s'accese^
GuL Calunnia vii !.. Possibile Non è cotanto eccesso. Boe. E testimone.) e giudice (con fermezza.
Sarai del ver tu stesso. GuL Io !... quando ? Boe. In breve.
GuL Oh smania!...
Odi mi ancor (Bocmondo gli accenna di tacere Partì ed attendere: quindi rientra
Dubbio crudele orribile !..
Mentì !... - Ma pur?.. - Mentì !.. No., tu non sei colpevole Alma dell5 alma mia ... Ah ! se tradisce un angelo Ove trovar pili fe ! O ciel se deggio apprendere Infedeltà sì ria., CieLj'ii dimando un fulmine... Meglio e morir per me. {parte.
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E SCENA V.
Magnifica Sala pomposamente apparecchiata per festeggiarvi la conquista di Belluno.
Dame e Cavalieri della corte di Boemondo v Ubaldo è fra loro.
Tutti Già Belluno al vento spiega La bandiera d'Eccelino ! Pugni invan lombarda Lega Contro il ferro ghibellino. Guelfi.) V itala contrada Sgombra alfih di voi sarà: All' impero della spada Ogni forza cederà.
SCENA VL
Boemondo conduce Imberga v Guido li segue: i sud- detti. Al giungere di Boemondo tutti £ inchinano.
Boe. Di tanta gioja^ cavalieri, a parte
Vien la figlia con me. (Le Dame accerchiano Imberga: i cavalieri fan corona a Boemondo. Per voi di Feltre Sappian le gentil che Tela malvagia Lo astringe al sangue, ma non è clemenza Virtìi straniera a Boemondo, e ch'egli Delle paterne colpe L'onta e la pena ricader non lascia
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Suir innocente figlia.
L'esempio giovi a contestare il detto:
Mirate or voi qufil donna entro al mio tetto
Accolsi.
SCENA VII.
Sapre una porta, donde comparisce Elena : i suddetti.
Guì. (Elena /... )
Eie. (Guido !..)
Dame Costei !..
Cav. Fia ver! Del tuo mortai nemico
La figlia !... Boe. Sì, di lui
Che rovesciar del mio signore in Feltre Tentava il seggio : egli campò fuggendo... Del ribelle si taccia. Eie. (Oh doppio core! )
Boe. Priva del genitore,
A lei manca un sostegno;
Lo avrà. Possente cavalier ne vive
Amante riamato... — Or tu Io noma,
E sciogli il giuramento,
Che il rito nuzial precede ognora. Eie. (Ahi! dura terra, e non ti schiudi ancora?
Non trovo il detto!... Fatai momento!..) GuL ( Ho F alma incerta ! ) Uba. (11 cor mi trema !..)
Boe. Imb. (Io già ti provo, io già ti sento
Della vendetta gioia suprema! Eie. (Parlami al core voce paterna,
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Che sei peJ figli voce di Dio-.. Dammi costanza boutade eterna, Poni l'accento sul labbro mio... Ogni altro affetto mi taccia in cor... Muoja la figlia pel genitor.) Gui. Uba, (Un punto solo, un solo accento
Può trista o lieta farmi la sorte!.... Palpito.) gemo, spero, e pavento, Qual uom sospeso tra vita e morte !- Di tema agghiaccio, ardo d'amor... A tanto assalto non regge un cor.) Boe. Imb. (Figlia crudele, se indugi ancor {piano ad La tomba schiudi al genitor/ Elena^ rimasta
sempre accanto ad essi. Cav. Dame (Guido è turbato!- Ubaldo ancor! (som- Colei si tinse d'atro pali or! mossamente fra loro. Boe. Svela pur gli affettatoci :
Troppo, o donna, ornai tacesti ... Qui d' alcun temer non puoi: Io qui sono, io: in' intendesti?.. (Con mistero Eie. (E ancora esitante; ma ella vede balenare nel guardo di Boemondo una tremenda minacia , quindi raccogliendo tutta la sua costanza dice le seguenti paroley come persona già presso a morire.
Amo ... Ubaldo ... e giuro a lui ... Fè ... di sposa ... Qui. Ho il vero udito!... (Qual uomo che smarrisce
Tu giurasti ?.. ed è costui?.. —
Si vilmente io son tradito !...
Empia ... infida.-. — Oh quale accento
la ragione.
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Rampognarti appien potria ? Eie. ( Ahi ! terribile cimento !.. ) Cui Va ... non merli Y ira mia ...
Ti dispregio. — Un forsennato (ad Imberga.
Chieder osa il tuo perdono ...
Ah ! dimentica il passato
E tuo sposo, Imberga, io sono ... —
Tu però scontar dovrai
Gol tuo sangue, o traditor... (Si avventa contro Uba. Sciagurato!.. {Ubaldo, con la spada sguainata. Eie. Ciel !..
Boe. Imb. Coro. Che fai !.. (Lo disarmano.
GuL Ah!., son ebbro di furor... y Un demone presieda.,
Spergiuri, al vostro imene...
A voi non si conceda
Un' ombra mai di bene ...
Del talamo esacrato
Vegli il rimorso aliato...
Se può, vi renda il cielo
Miseri più di me. Eie. (Non v'ha supplizio eguale !..
JNon v'ha piii rio martoroL
Ogni suo detto e strale !
Ad ogni istante io moro !
É gioja intanto all'empio ( osservando la gioja che traluce negli occhi di Boemondo.
Di questo cor lo scempio ..
La tua giustizia, o cielo
Non porge aita a me ? Uba. D'Elena in sen m5 ardea (a Guido.
Il piii cocente amore ...
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Squarciarmelo potea^
Ma non cangiarmi ii core. —
Invan tua rabbia cieca
Al mio legame impreca ...
Sarà la terra un cielo^
D'accanto a lei0 per me ! Boe. hnk (Perfida^ è questo un saggio
Del tuo castigo appena:
Tremendo fu V oltraggi^
Sarà maggior la pena •
Strazio crudel t'aspetta^
E tanta e tal vendetta^
Che della morte il gelo . .
Men crudo fia per te ! ) Coro U ira che t'arde il petto.)
Spegni^ o nascondi^ insano,
À piii sublime oggetto
Porger tu dei la mano...
Non mai gì basso amore
Dovea macchiarti il core. «
Lo copra eterno velo :
Se puoi.) lo nega a te. (Guido si allontana nel massimo furor ei tutti lo se- guono, tranne Uba,, ed Elena v che disperatamente si abbandonano sopra una seggiola.
FINE DELL? ATTO SECONDO. '
ATTO TERZO
SCENA PRIMA. Galleria adorna di ritratti^ nel palagio di Sigifredo.
Elena prostrata innanzi alt effigie di sua Madre.
Madre.) che in ciel sei del bel namer'una,
E in lui t'affissi che non cape in mente
Di noi bassi mortali., ah! tu m'impetra
11 fin Ai questa mia
Vita non già.) ma prolungata morte.
Troppo acerba è la prova.> ed io mal reggo
Debile.» e sola... Giunge alcun... — Traveggo !...
SCENA II Guido ^ e detta.
Eie. Tu qui,, mentre s'appresta
Delle tue nozze il rito
Nel vicin tempio ? Qui. Sì : pria che m5 annodi
La catena fatai.) che trascinarmi
Deve alla tomba.) io cedo al prepotente
Desio di favellarti.
Tutto., per accusarti.,
Tutto s'unisce ... dal mio cor soltanto
Sorge un ultimo grido
In tua difesa. Eie. O Guido!...
Gui, Colà di Boemondo
Nella temuta soglia^ orride voci Tu proferisti ! ma dettate furo Dall'alma? o forse un tradimento infame... Il terror di una pena Le strappò dal tuo labbro ? Eie. (Il cor ferito
Con dura mano egli mi tocca!...) Gui. Il vero
Svelar qui puoi., soli qui siamo. Favella; Ma pensa che decidi La mia sorte., e la tua! Eie. (MJ investe un gelo !...)
Gui Pensa che aprir mi dei l'inferno^ o il cielo! Ardon già le sacre faci... Già di fiori è sparso il tempio... Io sol manco... Eie. Taci.) ah ! taci ...
(Gelosia tremendo scempio Fa di me ! ...) Gui. Se pia non m'ami*,
Sol dall'odio consigliato.. Volo a stringere i legami D'un' imene sciagurato... E ti lascio al tuo rimorso., T'abbandono al tuo rossor. Eie. (Bever deggio a sorso a sorso
Questo nappo di dolor!) Gui. Ma se dirmi ancor tu puoi: T' amo e fida a te son io:
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Qui m'atterro a' piedi tuoi... Eie. (Madre.) aita ... o mi vedrai
Vinta alfine in tanta guerra ...) GuL Ti discolpa, e mia sarai.*.
E vivrem beati in terra,
L'un dell'altro sempre accanto ...
In un'estasi d'amor! Eie. (Dio, lo vedi... a tale incanto
Non resiste umano cor!) GuL Parla... ah! parla., ed or ti guido,
Or mia speme, appiè dell'ara. Eie. (Ei trionfa!...) Sappi, Guido,
Ch' io giammai... (La campana del maggior tempio suona P ultima ora del giorno: Elena è presa da tremito convulso Gui Finisci, o cara*..
Eie. Ch'io giammai per te non arsi, (con l'accento
% della disperazione
Che d'Ubaldo è l'alma mia,
Che fra noi barriera alzarsi
Deve eterna... GuL Eterna ? Il sia-
Corro al tempio, ed ivi, ingrata,
Nuovi giuri scioglierò... Questa man da te spregiata
Offro ad altra... e poi... morrò! Ah! tradisti d'ogni amore
Il più fervido*, il più santo...
Lacerasti, o cruda, un core
Che vivca per te soltanto...
Ahi! pensiero non intende
Le mie smanie atroci, orrende,».
/,5
Il dolor che fai provarmi Ti perdoni il ciel^ se può. Eie. Vanne all'ara., e benedica
I tuoi voti un dio d'amore... Abbia pur la mia nemica La tua destra.) ed il tuo core ... Una stilla del tuo pianto Sia concessa a me soltanto... Ah ! ne aspergi i freddi marmi Ove in breve dormirò.
{Guido -parte disperato: Elena si ritira
SCENA 111.
Appartamenti di Ubaldo., come all'atto I. Ubaldo.
(Egli si avanza a passi rapidi 5 incerti , vacillanti: è coperto di pallore v le sue membra sono tremanti inorriditi gli sguardi.
Oh inaudita perfìdia !.. Oh sanguinoso
Orribil tradimento !...
Nella profonda sotteranea volta.
In cui fu tratto Sigifredo., io mossi-,
Onde affrettar l5 istante
Che i lacci suoi scioglier dovea... Ma quale
Ahi ! qual s5 offerse a me vista ferale !.. Al chiarore di lugubri tede
Vidi un palco di sangue bagnato !.. E balzar del carnefice al piede Il suo capo dal busto troncato!..
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Quella cruda., terribile scena Ho presente al pensiero tuttor!.. Ed un gel mi ricerca ogni vena!..
I capelli mi drizza V orror ! (si getta a se- dere. Un momento di silenzio. Quando fia noto l'orrido inganno.» Qual della figlia sarà 1' affanno !.. Ahimè! che prezzo della sua mano (sorgendo Era la vita del genitore ! Dunque io la perdo!-, ho dunque invano Di grave colpa macchiato., il core !.. Or che mi resta ? Che ? Vendicarmi. Olà?
SGENA IV.
Ubaldo e la sua gente.
Uba. Miei prodi sorgete all'armi... Lo sdegno guelfo che in sen vi cova.. Sbocchi a vendetta di molte offese... — Elena ancora veder mi giova... Ma s'ella nega... ma s'ella apprese... O Boemondo^ dell'empio eccesso Ragion col ferro ti chiederò. Coro U ardir sopito., l'odio represso Un sol tuo grido in noi destò. Uba. Se deggio perdere l'amato oggetto^ La vita un peso divien per me; Siccome al reprobo., al maledetto Che la speranza del ciel perde. — *ta trema infame., ho brando e core...
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Fiumi di sangue scorrer farò ... Giuro commettere qualunque orrore... Più scellerato di te sarò. Coro Giunse il momento vendicatore!..
E cielo e terra colui stancò. (Partono.
SCENA V.
Stanza di Elena: due porte laterali., ed in fondo gran verone aperto da cui scorgesi la Cupola della Cattedrale: è notte; un doppiere arde sur una tavola.
Elena pallida come la morte^ e giacendo sopra una seg- giola. Gualtiero le sia mestamente dappresso.
Eie. {Sorge agitatissima : il suo piede è tremulo ^ fioca
la sua voce
Condurre Ubaldo in libertà dovea Fra queste braccia il padre... Della promessa già trascorsa è 1' ora0 Ma pur ... La sua dimora Gelar mi fa ! Gua* Pavento anch'io...
Eie. Deh! vanne
Al carcere paterno^ E la cagion del fero Indugio chiedi. Gua. Oh cielo !.. e posso., e deggio..
Nello stato crudele in cui ti veggio., Lasciarti ?..
/,8
Eie. Sia preghiera, o sia comando. Va non tardar... se resti, l'incertezza M5 uccidera.(Gualtiero parte: ed ella rimane come assorta in letargo. Tutto ad un tratto un im- provvisa luce si diffonde nella stanza
Che fia!..
Mi balza il core!.. {accorre vacillando al verone.
Oh vista !... Il nuzial corteggio!.. E Guido... ah ! Guido Presso la sua!.. — Non posso, Non posso dirlo. Ahimè!., giungono al tempio !.. Varcan la soglia !.. — No... crudi! fermate ... Ch5 io muoja innanzi... — almen, deh! rispettate Questi d' un infelice
Momenti estremi... — Ah! già dagli occhi miei Sparvero!.. Morte, e cosi lenta sei ? (Intanto s'ode lo squillo delle campane suo- nanti a festa, ed il seguente Coro. O tu che i mondi innumeri
D'un cenno e festi e reggi, Tu che dettasti agli uomini D'amor le sante leggi, Volgi sull'ara pronuba Un guardo di favor ; E stretti un sacro vincolo Fa di due cori un cor. Eie. Tace la squilla !.. cessano I cantici devoti !... Tristo fatai silenzio !... Eyii .-. or... pronunzia i voti!.. — Fu détto il si terribile, Fu detto, il cor Y udì !
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(Nel delirio della geloòia fa qualche passo verso il ve- rone e protende le mani^ come in atto di maledire^ ma pentita immantinente^ cade in ginocchio^ ed al- za al cielo i lumi irrigati di lagrime. Per quest' orrendo strazio Che mi conduce a morte ... Di lui.) di lui propizia, Rendi signor la sorte ... Guido non è colpevole Un empio lo tradì !.. Chi giunge ? {levandosi a stento.
Ubaldo ... Oh palpito Mortale !..
SCENA VII.
Ubaldo con seguito^ e detta.
Eie. Il genitore
Ov} e ? rispondi ... Uba. Calmati ...
Udrai... Ma qual pallore!...
Qual angoscioso anelito !..
Donna ! tu manchi !.. Oh Dio!
W aiti ...
Eie. No ^scostatevi ..•
Il padre ... il padre mio ?.. ( odesi il rim- bombo di musica giuliva. Suonan le vie di giubilo!.. Uba. e Coro Ah ! mal ti regge il piede!.. Eie. Guidan gli sposi ... al ... talamo!.- {con smania
sempre crescente.
So
E il servo ancor non riedeL Padre... deh I padre ... affrettati #i Se indugi ... troverai Spenta la figlia ...
SCENA ULTIMA.
Gualtiero e detti
Gua. Oh misera !
Piìi gerdtor non hai ... Mira di lui che avanza... (le porge la
ciarpa di Sigi/redo insanguinata La scure lo colpì. Eie. La .. scure !... ed ... io ! Coro Costanza ...
Uba. Elena !... (Elena si accosta la ciarpa alle labbra^ ma presa da sincope mortale piomba al suolo.
Gua. Coro Oh ciel !..
Uba. Mori !,.
Cacciandosi disperatamente le mani jra capelli. Gua» soccorso dalla gente di Ubaldo , rialza Elena v e r adagia sur una seggiola. Breve silenzio. Elena, riapre languidamente gli occhi^ che restano affissi alcielo^ qual di persona rapita da visione celeste. Eie. No*, non è spento il padre.. Egli lassìi m5 attende,.. Ecco la man mi stende... — Io corro ... io volo a te ... INeir estasi beata ... Del tuo paterno amplesso ,
5i
Il cielo.) il cielo istesso ... . Più bello ... fia ... per me ! (spira* Uba. (In ginocchio presso t estinta,)
Tutta la vita... in lagrime ... Sul cener tuo ...vivrò... Gua, e Coro. Dal ciel mancava un angelo... Iddio lo richiamò !
FINE.
<>1
DI SALERNO AZIONE MIMICA IN 5 ATTI
COMPOSTA E DIRETTA.
DA LUIGI ASTOLFI